Il Coronavirus, o Covid-19, ha gettato il mondo nel
panico. Partito in sordina, a metà dicembre, dalla Cina, in poco tempo questa
epidemia ha saputo inglobare tutto il mondo, non facendo alcun tipo di distinzione
e sapendosi adattare ad ogni clima, ad ogni condizione, ad ogni persona. Ed
imperversa, senza lasciare niente dietro di sé se non panico, chiusure,
quarantene e misure più o meno forti, in questo senso.
Si tratta della forza della natura che, per quanto dominata dall’uomo, è sempre
destinata a prevalere e a manifestarsi in tutte le sue forme. Fatto sta che il
virus ha inglobato dentro di sé la quotidianità di tutto il mondo.
Questo inglobare ha previsto una serie di cambi. Ne hanno fatto tutti le spese
e, di conseguenza, anche il calcio si è trovato inconsapevole vittima
della pandemia. Inevitabile conseguenza, c’è da aggiungere. Questo ha comportato una
serie di conseguenze, fino a poco tempo fa inimmaginabili, culminate con il
rinvio del prossimo Europeo, previsto in itinere,
inizialmente, tra il prossimo giugno e il prossimo luglio e slittato al 2021.
Inevitabile altrettanto, seppur con un lieve ritardo, vuoi per colpa dell’UEFA,
vuoi per colpa delle singole Leghe, il blocco degli altri campionati. L’Italia
ha aperto la pista di questa inaspettata danza, un po’ perché il nostro è il
Paese più colpito dal virus, un po’ perché altre soluzioni non si sono trovate.
Le porte chiuse hanno infatti prodotto solo ritardi, rinvii e polemiche,
immancabili nel nostro calcio.
Sta di fatto che i numeri dei contagiati salgono e nel nostro calcio cominciano
a diventare notevoli. Cosa che ha portato le altre federazioni, nel frattempo
anch’esse investite dal virus, a sospendere i rispettivi campionati: addio a
Premier, Liga, Bundesliga e Ligue1, ovverosia il top del calcio europeo e
mondiale.
In una sola parola si è fermato il calcio nel mondo, un’industria da quasi 40 miliardi
di euro.
Questo ha comportato una serie di conseguenze, perché assieme al pallone hanno
smesso di rotolare i mercati che vi girano intorno: quello delle televisioni,
delle radio, dei giornali. Ma anche un altro mercato: quello degli sponsor e
delle scommesse sportive, un mercato che ha già subito danni, almeno in Italia,
dalla chiusura delle sale adibite appositamente, e che è destinato ancora a
calare nei mesi a venire. Fino a fine emergenza.
Emergenza che, in Italia, si sta cercando di combattere: ad esempio gli
operatori di scommesse, grazie al decreto Cura Italia, varato dal Governo per
far fronte all’emergenza, potranno giovane di alcune proroghe. Il Decreto è
rivolto a tutti quei settori che in Italia si troveranno a vivere una doppia
difficoltà, quella del rischio contagio, al momento sempre altissimo, e quello
economico, dal momento che le conseguenze del virus si faranno vedere, con ogni
probabilità, fino a fine 2020.
